Autore: Alessandra Bianchi
Data di pubblicazione: 25 novembre 2019
I sistemi pensionistici: il metodo retributivo e il metodo contributivo
Per quanto riguarda l'importo della pensione, esso varia in base al metodo di calcolo con il quale la pensione viene quantificata. Il nostro sistema previdenziale riconosce due differenti metodi: retributivo e contributivo.
Il sistema retributivo rappresenta una sorta di patto sociale, cioè un patto tra classi sociali e contemporaneamente un patto generazionale tra chi lavora e chi nel frattempo va in pensione. Un patto secondo cui chi lavora paga dei contributi sulla base del proprio reddito e chi è in pensione gode di un reddito - più basso di quello che aveva nel corso della vita lavorativa- grazie ai contributi dei lavoratori attivi.
Tale sistema soddisfa il principio di equità previdenziale, poiché garantisce a tutti, a parità di durata della vita lavorativa, una soddisfacente percentuale della media delle ultime retribuzioni. D'altro canto, presta il fianco al cosiddetto rischio demografico, nel senso che gli effetti dell'invecchiamento della popolazione possono essere sopportati solo se accollati da lavoratori attivi in numero maggiore dei pensionati oppure tramite il versamento di maggiori contributi da parte dei lavoratori attivi o da pensionati con pensioni più basse oppure dall'intervento pubblico con apposite risorse nel bilancio statale e separando le risorse del settore della previdenza dai saldi del settore dell'assistenza dalle casse dell’INPS..
Il metodo contributivo, al contrario, non prevede né patti sociali né generazionali: ciascuna generazione, ciascuna classe sociale e ciascun singolo individuo finanzia la sua pensione. Alla semplicità però corrisponde il problema del rischio di pensioni troppo basse (rischio di inadeguatezza dei rendimenti) accollato alle lavoratrici e ai lavoratori attivi. Tale rischio può manifestarsi sia sotto forma di insufficiente rendimento dei contributi versati sia di possibili perdite in conto capitale.
In secondo luogo il sistema contributivo scarica sui pensionati il rischio di inflazione; non esiste infatti alcun meccanismo che consenta di mantenere invariato nel tempo il valore reale delle pensioni. Analogamente, non c'è alcun collegamento tra pensione ed evoluzione salariale. Per gestire al meglio questi due rischi, il lavoratore con il sistema contributivo (attualmente tutti gli italiani) dovrà amministrare al meglio i contributi volontari e il TFR in modo da presentarsi al momento della pensione con il maggior montante possibile (contributi versati + interessi). Il vantaggio del sistema contributivo è che soddisfa il principio dell'equilibrio finanziario, nel senso che le entrate contributive sono tendenzialmente uguali alle pensioni erogate in quanto a tutti lavoratori e lavoratrici che hanno superato una certa età è garantita una piccola pensione costruita con il montante (contributi versati + interessi).
Con la riforma Fornero, a partire dall’1/1/2012 tutti i lavoratori e lavoratrici rispondono al metodo contributivo in quanto i problemi dell’invecchiamento della popolazione, la precarietà del lavoro e il diminuire del numero dei lavoratori attivi e dei loro stipendi non permettono più il sistema del metodo retributivo.
La sfida che ci aspetta in Italia nei prossimi anni sarà di soddisfare il pagamento di quelle pensioni in essere con i vecchi criteri (metodo retributivo con media della retribuzione degli ultimi 5 o 10 anni + longevità) e il pagamento delle pensioni ai nuovi aventi diritto che nei prossimi anni saranno un numero elevato in quanto nati durante la gobba demografica degli anni 50-60 ma che cominceranno a incassare pensioni meno ricche e meno dignitose.
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